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Louise Michel's Biography

Blackend's Biography of Michel

Workers' Solidarity Biography of Michel

Cyberschool's Biography of Michel

Cabinet's Biography of Michel Amazon of the Month!

Louise Michel (1830-1905) the French socialist heroine of the 1871 Paris Commune; pseudonym "Clémence."

Michel was a schoolteacher and active in the Paris Commune and the French Revolution of the 1870's -- both in looking after the wounded and fighting. She was transported to New Caledonia, but returned to France after the Communards were granted amnesty. She was much admired among the worker's movement.

Cite from Encyclopedia Universalis: Louise Michel was the daughter of a noble man and his servant; she grew up in the castle of her grandparents and got a liberal/progressive and good education (in the spirit of Voltaire) and became a schoolmaster. She refused to take an oath of allegiance to the emperor and opened a private school. She wrote poems and opposition journals; she frequented public meetings. In 1870 she took part with the French Commune on the barricades as an ambulance woman, and lead a revolution club. At the fall of the Commune she was deported(1871). Victor Hugo wrote a famous poem in her honour: "Viro Major."

She arrived in New Caledonia in 1873, where she tried to educate Canacs and support their revolt against colonization. After amnesty was granted, she returned to Paris in 1880. Capitalist newspapers gave her the name of "the red virgin" and depicted her in caricatures and words as ugly and masculine. She drew huge crowds in the meetings for the worker's movement, and was a tireless militant who held many conferences in France, England, Belgium and the Netherlands.

In 1881 she took part in the anarchist congress in London. After a demonstration against unemployment, she was sentenced to six years in jail, then pardoned. From 1881 to 1895 she lived in London, as head of a libertarian school. She returned to France and her travels, dying in Marseilles. Her burial was the occasion of a large demonstration.


Louise Michel nacque il 29 maggio del 1830 a Vroncourt (Haute-Marne) in Francia da una relazione tra una domestica, Marianne Michel, e un castellano, Etienne Demahis. Il padre (alcuni ritengono che il padre in realtà fosse Laurent, figlio di Etienne), la educò alle idee illuministe di Rousseau e di Voltaire e quando morì (Louise aveva 15 anni) fu per lei un duro colpo; 5 anni dopo morì anche la moglie del padre e da quel giorno cambiò la sua vita: fu cacciata dal castello e dovette portare il cognome della madre.

La sua infanzia fu ricca di stimoli: suonava il piano, dipingeva, amava la natura, gli animali e, in particolare, i gatti. Da fanciulla era grande, magra, irsuta e cosparsa di graffiature. Questo ritratto può considerarsi come quello fedelmente corrispondente alla sua figura fisica per tutta la vita.

Fin da giovane si cimentò con la penna e intrattenne una fitta corrispondenza con Victor Hugo il quale le dedicò la poesia Viro Major.

Iniziò a scrivere una "Storia universale" e dei racconti. A sei anni lesse le pagine delle "Parole di un Credente" di Lamennais e "le bagnò di lacrime" (come racconta Planche, op. cit. p.17). "A partire da quel giorno, io appartenni alla folla, e dovevo salire di tappa in tappa, attraverso tutte le trasformazioni del pensiero, da Lamennais stesso fino all'anarchia".

I sentimenti che la dominarono durante l'infanzia, l'adolescenza e la prima giovinezza, furono "l'odio verso l'impero e la monarchia, la compassione per gli umili e i deboli, l'amore per gli animali, la sete di sapere".

Già all'età di 12-13 anni ebbe due pretendenti ma li respinse. Disse in seguito: "Non ho voluto essere razione di carne per l'uomo".

Louise iniziò a frequentare un seminario per insegnanti a Chaumont e si diplomò nel 1852. Nel gennaio 1853 incominciò la sua carriera di istitutrice a Audeloncourt, dove ogni allievo pagava una retta mensile.

Diventò direttrice di una scuola libera, perchè per essere istitutrice comunale, avrebbe dovuto giurare fedeltà all'impero. Louise adottò il metodo sperimentale e le classi miste; (ricordiamo che di lì a poco la scuola elementare sarebbe diventata obbligatoria e gratuita).

La prima volta che ebbe problemi con l'ordine costituito fu quando paragonò, Napoleone III, sulle colonne di un giornale di Chaumont, a Domiziano imperatore romano. In questa occasione il prefetto disse: "se non fosse così giovane potrebbe essere spedita a la Cajenne" e lei rispose che avrebbe aperto una scuola laggiù risparmiando il costo del viaggio.

Trasferitasi a Parigi frequentò una scuola popolare in Via Thevenat dove diede delle lezioni di letteratura e di geografia. Nella stessa scuola si riuniva il gruppo "I diritti delle donne", frequentato dalle femministe Jules Simon, Andrè Leo e Maria Deraismes. Il gruppo rivendicava la stessa educazione per uomini e donne e lo stesso salario. Nel 1868 diventò segretaria della "Società democratica di miglior morale", che tendeva ad evitare che le donne si mantenessero con la prostituzione.

Fu la tesoriera di un Comitato di soccorso ai profughi russi il cui presidente era V. Hugo. Aderì anche all'Internazionale dei Blanquisti. Sostenne il giornale "Libero pensiero", discusse sulla religione e la rivoluzione ventura: "Quando verrà l'ora e gli uomini esiteranno, allora saranno le donne che marceranno in prima fila e io ci sarò".

In seguito all'assassinio del giovane Victor Noir, ad opera del principe Pierre Bonaparte, in Louise si acuì l'odio verso la monarchia e da allora portò abiti maschili, una cappa, un cappello e un pugnale per difendersi e, sulla tomba di Noir, Louise giurò di portare il lutto per tutta la vita.

Intanto il 19 giugno 1870 Napoleone III dichiarò guerra alla Prussia, il 4 settembre crollò l'impero e fu proclamata la Repubblica.

Andrè Leo e Louise andarono insieme a migliaia di manifestanti al municipio e reclamarono armi per andare a liberare Strasburgo.

Louise intanto si esercitava al tiro a segno al luna park.

Le donne parigine si organizzarono costituendo comitati e L. Michel fu una delle più attive organizzatrici fino a diventare presidente del "Comitato di vigilanza della guardia nazionale della XVIII circoscrizione" (comitato di base).

Lei fece parte sia di quello maschile che di quello femminile e disse: "tutti appartenevano alla rivoluzione... non si chiedeva di che sesso fosse uno quando si trattava di compiere il proprio dovere". In questo comitato conobbe Theophile Ferrè, molto più giovane di lei, di cui pare fosse segretamente innamorata, e lo stimò per il suo coraggio e la sua passione per la rivoluzione.

Durante l'assedio di Parigi Louise aprì un laboratorio di cucito e ne curò la contabilità.

Il 22 gennaio 1871 vi furono scontri abbastanza duri e Louise per la prima volta prese il fucile e non lo lasciò più fino alla caduta delle ultime barricate nel maggio 1871. Dirà: "La prima volta che si difende la propria causa con le armi, si vive la lotta così intensamente che si diventa come un proiettile".

Lo stesso giorno molti patrioti e guardie nazionali rivoluzionarie protestarono contro l'incuria del governo, nella speranza di proclamare la Comune. (Ciò avverrà il 28 marzo, alla fine delle elezioni). Il 1 aprile il governo di Versailles dichiarò guerra alla Comune di Parigi. L'esercito era composto da 35000 uomini, 3000 cavalli e 5000 gendarmi. Louise in quell'occasione indossò la divisa della guardia nazionale e fece parte del 61° battaglione.

Quando i versagliesi andarono a casa a cercarla e presero sua madre per fucilarla, lei si consegnò per fare liberare la madre e rimase con i condannati alla fucilazione attendendo il suo turno. Fu condotta al campo di Satory e da questo trasferita a Versailles alla prigione "dei cantieri", dove in una sola notte impazzirono sette donne.

Il 28 giugno iniziò il processo e durante gli interrogatori Louise ammise di essere stata infermiera nel reparto ambulanze, riconobbe gli scopi della Comune, confermò di volere l'abolizione della istituzione clericale.

Al secondo interrogatorio non negò niente, poichè seppe che Theophile Ferrè, imprigionato anch'egli, doveva essere fucilato; disse "sono accusata di essere complice della Comune! Certo che lo sono perchè la Comune voleva prima di tutto la rivoluzione sociale che è ciò che desidero ansiosamente; è un onore per me essere una delle autrici della Comune, che peraltro non ha niente a che fare con omicidi e (°)incendi dolosi</a>. Volete sapere chi sono i veri colpevoli? La polizia".

Il 28 novembre Ferrè fu fucilato e il giorno successivo Louise fu trasferita ad Arras.

Subì l'interrogatorio davanti alla corte marziale e fu accusata di:

- attentato con intenzione di rovesciare il governo;

- istigazione alla guerra civile;

- detenzione di armi e uniformi al momento della rivolta nonchè uso delle armi;

- false dichiarazioni in scritti privati al fine di occultare la propria identità;

- uso di documenti falsi;

- concorso nell'uccisione di ostaggi;

- concorso in arresti illegali.

In quella occasione apparve vestita di nero e disse:

"Non voglio difendermi e non voglio essere difesa, appartengo completamente alla rivoluzione sociale e mi dichiaro responsabile delle mie azioni", alla fine del processo aggiunse: "Bisogna escludermi dalla società, siete stati incaricati di farlo, bene! L'accusa ha ragione. Sembra che ogni cuore che batte per la libertà ha solo il diritto ad un pezzo di piombo, ebbene pretendo la mia parte!"

Fu condannata alla deportazione. Trasferita alla prigione centrale di Auberive (dipartimento della Marna) vi restò 20 mesi.

Nell'agosto del 1873 iniziò il viaggio sulla "Virginia", una fregata a due vele che impiegò 4 mesi per arrivare in Nuova Caledonia (il 10 dicembre 1873).

Durante il viaggio divenne anarchica e disse: "sono quindi anarchica perchè solo l'anarchia può rendere felici gli uomini e perchè è l'idea più alta che l'intelligenza umana possa concepire, finchè un apogeo non sorgerà all'orizzonte". Fece amicizia con i Canachi, conobbe Daoumi il quale voleva "apprendere quello che sanno i bianchi" e lei rispose che voleva apprendere quello che sanno i Canachi. Iniziò così uno scambio di conoscenze, lei apprese la lingua canaca, insegnò loro a leggere e scrivere e aprì una scuola per 15 figli di deportati.

Nel 1878 appoggiò la rivolta dei canachi che fu stroncata duramente.

L'11 luglio 1880 arrivò l'amnistia. Ritornò in Francia il 9 novembre alla stazione di Saint Lazàre accolta da migliaia di persone. Iniziò presto a fare conferenze. Fondò la "Lega delle donne" e disse "vogliamo che le donne imparino quali siano i loro diritti e quali i loro compiti, vogliamo che l'uomo non consideri la sua compagna come schiava ma come uguale a lui".

Il 9 marzo 1883 partecipò ad una manifestazione di disoccupati durante la quale furono assaltate le panetterie, ma solo contro di lei fu emesso un ordine di comparizione e fu condannata a 6 anni di carcere. Fu portata dapprima a Saint-Lazàre e poi nel carcere di Clermont.

Il 12 dicembre 1884 le fu concesso di vedere la madre paralitica e, a causa dell'isolamento in carcere, alla sua vista, ebbe delle allucinazioni e pensò che volessero seppellire la madre viva. Le somministrarono un calmante e pian piano ritornò in sè. Fu in seguito a questo episodio che cercarono di farla passare per pazza.

Scontata la pena, iniziò un ciclo di conferenze. Il 23 gennaio 1888, durante una conferenza all'Eliseo, subì un attentato da un uomo pagato da un prete. Una volta deviarono addirittura il treno su cui viaggiava e imbastirono anche una serie di false accuse da cui riuscì a salvarsi.

Nel 1890 andò a Londra dove conobbe Malatesta, Emma Goldmann, Kropotkin, Bakunin e Pietro Gori. Fondò nel 1895 il giornale "Libertario" con Sebastian Faure. Nel 1902 ritornò in Francia e un anno dopo riprese i suoi giri di propaganda. Fece conferenze dal titolo: "Ciò che vogliono gli anarchici" e "Che cos'è l'anarchia". Nel 1904 a Tolone contrasse una polmonite acuta.

Negli ultimi anni raccolse denaro per i moti rivoluzionari in Italia, per l'indipendenza cubana, per la rivoluzione spagnola; inoltre lavorò per l'internazionale antimilitarista.

Morì il 29 maggio del 1905 a Marsiglia per una congestione polmonare, fu seppellita al cimitero di Levallois salutata da centinaia di migliaia di persone.


(°)
Le donne, che erano trovate di notte con il petrolio per le lampade, erano chiamate "petroleuses" e condannate come incendiarie.

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